La genesi di questo volume si colloca quale sviluppo di un filone di ricerca durato svariati decenni. Pierfrancesco Porena è studioso di Storia Romana tardoantica di indiscusso spessore e questa sua ultima opera monografica conferma la solidità scientifica e metodologica che caratterizzano i risultati delle sue indagini. Il libro è parte della principale tematica di studio da lui condotto sulla storia amministrativa del tardo impero, concentrandosi sull’analisi della prefettura al pretorio cui ha dedicato non solo una prima monografia ma anche altri lavori minori. Quest’ultima opera riguarda una figura cruciale del IV secolo, il potente senatore Sesto Petronio Probo che ricoprì per ben quattro volte la magistratura più ambita e prestigiosa tra le cariche senatorie. L’indagine è strutturata attraverso un serrato coordinamento tra fonti storiografiche, documentazione giuridica e testimonianze epigrafiche. Si tratta non solo di una revisione e aggiornamento dei dati prosopografici in nostro possesso, ma imposta anche una prospettiva diversa nella comprensione nuova e dettagliata del funzionamento della Prefettura del Pretorio a partire dal regno di Costantino per tutto il corso del IV secolo. Nella transizione tra l’età di Augusto, la Tetrarchia e il regno di Costantino, la figura del Prefetto del Pretorio si trasformò da quella di “un ministro plenipotenziario”, vicinissimo all’imperatore, ad una magistratura con pieni poteri civili all’apice dell’amministrazione di diocesi e province. Tale cambiamento si inserisce perfettamente nel processo stesso di generale trasformazione multilivello dell’Impero nella sua conformazione di Stato territoriale, con strutture maggiormente articolate nel sistema logistico-amministrativo.
Si distinguono nel volume tre parti perfettamente integrate, in base alle quali l’A. esamina, in primo luogo, attraverso un accurato status quaestionis, la natura stessa, le funzioni della magistratura, le sue definizioni territoriali. Nella seconda parte, in un rigoroso esame delle fonti storiografiche, dei dati prosopografici e di alcune costituzioni del Codex Theodosianus, l’A. riesce a delineare le alterne vicende nella determinazione dell’estensione geo-amministrativa dell’Illirico e, soprattutto, i diversi periodi storici in cui era amministrato ora congiuntamente all’Italia e all’Africa, ora come prefettura autonoma. Questa preliminare delineazione sulla natura ed estensione geografica della Prefettura d’Occidente, con le specifiche diocesi pertinenti, è decisamente funzionale, infine, all’ultima sezione del volume, cui pure si collega un’Appendice corredata da un buon apparato figurativo con cartine geografiche esplicative. La terza parte è dedicata alla figura di Sesto Petronio Probo. Ricostruendo le motivazioni e circostanze che determinarono l’apice della sua carriera di senatore, con un cumulo di cariche unico e senza precedenti per l’iterazione straordinaria di ben quattro prefetture del pretorio, Porena circoscrive in modo puntuale la cronologia in sequenza di queste magistrature tra il 368 e il 385.
La Prefettura d’Occidente più importante, Italia-Illirico-Africa, fu l’unica, ma insieme alle Gallie, ad essere detenuta da Probo, che non fu mai a carico della Prefettura d’Oriente. Si trattava di un territorio di estensioni notevolissime e di strategica importanza politica ed economica. Le sue nomine furono sempre decise da imperatori d’Occidente: rispettivamente Valentiniano I, Graziano e Valentiniano II.
I maggiori punti di discussione, da cui derivano gli elementi di originalità nell’impianto di questo lavoro, riguardano soprattutto:
a) la precisazione dell’entità ed estensione geografica ed amministrativa della Prefettura d’Occidente, inclusiva dell’Illirico solo in determinati periodi;
b) la dipendenza e correlazione della magistratura con nomina esclusiva e responsabilità di azione solo rispetto agli Augusti, e non ai Cesari come gran parte della storiografia anteriore ha sostenuto;
c) la diversa successione cronologica degli incarichi ricoperti da Probo nel suo cursus honorum;
d) la ricostruzione politica e socio-culturale dei contesti storici che costituiscono i prodromi e arricchiscono il quadro delle ragioni remote sottese all’epocale caduta dell’Impero d’Occidente, nel secolo successivo rispetto alle vicende di Probo.
Nella storiografia del ‘900, questi elementi tematici sono stati dibattuti secondo formulazioni diverse. Le linee di pensiero maggiormente condivise, da un lato, sembrano attestarsi sulla convinzione che i prefetti al pretorio fossero nominati e, quindi, dipendessero dagli interessi sia degli Augusti che dei Cesari in età tetrarchica. Per tale ragione si รจ pensato ad una struttura “mista” della magistratura in questione, con carattere “regionale” e “ministeriale”. Dall’altro lato, queste caratteristiche legate alla territorialità e alle competenze dei prefetti al pretorio, responsabili al contempo nei confronti degli Augusti e dei Cesari, sono state determinanti per la specifica ricostruzione della sequenza dei procuratori confluiti nella Prosopografia of the Late Roman Empire. In tal senso, questo quadro di contesto ha pure condizionato la determinazione delle date in cui Probo avrebbe assunto le quattro prefetture, con particolare riferimento a quella relativa al suo primo mandato.
Pierfrancesco Porena riconsidera queste tesi interpretative nel dibattito storiografico, valutando soprattutto fonti alquanto trascurate o male interpretate dalla storiografia precedente. Ammiano, Giovanni Lido e Zosimo sono testimonianze essenziali sulla riforma della Prefettura al Pretorio, così come la Notitia Dignitatum e le diverse fonti giuridiche ed epigrafiche. Questa documentazione nel suo complesso consente di fissare la definizione regionale del mandato, nonché la ratio numerica nella sequenza dei prefetti al pretorio erroneamente correlata alle nomine, contestuali e (concorrenziali), di Augusti e Cesari. Attraverso la precisa contestualizzazione di fonti ed eventi, Porena pone in risalto le incongruenze e confusioni presenti in queste tesi. Nel rigore del suo ragionamento, le argomentazioni della precedente storiografia appaiono del tutto superate, dato che si delinea la maggiore concatenazione logica tra eventi drammatici, quali la battaglia di Adrianopoli o l’invasione gotica, e la reazione della struttura politico-amministrativa imperiale in risposta a quegli stessi fatti. In primo luogo, essenziale è l’analisi del testo di Ammiano a riprova del carattere “regionale” di questa magistratura e dello svincolo di manovra dei prefetti al pretorio in rapporto ai Cesari. Diverse volte Porena sottolinea e ribadisce come i prefetti siano nominati solo dagli Augusti e come da questi ultimi dipendano in modo esclusivo, senza che i Cesari abbiano alcuna influenza. Il potere di questi dignitari in questo contesto assume valore cruciale, specialmente perché eventuali intromissioni e attacchi da parte dei Cesari avrebbe significato il rifiuto dell’autorità dell’Augusto con minaccia di usurpazione. Ne consegue che in questa disamina siano chiariti al meglio i reali poteri e i limiti di autonomia dei Cesari esattamente sullo sfondo del ruolo ricoperto dai prefetti al pretorio. Il confronto tra la Notitia Dignitatum e alcune iscrizioni, del resto, consente anche di determinare la gerarchia delle prefetture nel V secolo. Il grado di rilevanza derivava dall’area geografica di assegnazione in contrasto con il periodo precedente, durante il quale la maggiore importanza era determinata dall’anteriorità dei codicilli di assunzione delle cariche da parte dei singoli magistrati. È illuminante la ricostruzione sulle alterne vicende territoriali della Prefettura al Pretorio Occidentale. L'ufficio fu riformulato amministrativamente per ragioni e tempistiche che l’A. definisce secondo sequenze e modalità del tutto convincenti. I riferimenti regionali delle varie prefetture al pretorio compaiono soprattutto nelle iscrizioni. La Prefettura di Italia-Illirico-Africa, chiarisce Porena, durante il IV secolo in quanto assai vasta poté essere affidata a due prefetti distaccandone l’Illirico, amministrato in modo autonomo in tempi diversi. Lo studioso combina in modo serrato i dati prosopografici con le fonti storiografiche e il Codex Theodosianus. In tal modo, riesce a determinare l’estensione territoriale dell’Illirico, la cui amministrazione fu separata in ragione delle particolari esigenze strategico-militari a cerniera tra le due partes dell’impero. Questa gestione alle volte svincolata dalla Prefettura maggiore e originaria di Italia e Africa, con diocesi che venivano suddivise tra Illirico d’Occidente (Pannonia) e Illirico d’Oriente (Macedonia e Dacia), assume un senso effettivo in questa ricostruzione, specie dopo Adrianopoli e a seguito delle complicazioni legate alla guerra gotica. A partire dal 396/397, la divisione definitiva è inclusa nella Notitia Dignitatum come un dato già acquisito, e comprovata nella lettura parallela delle fonti epigrafiche e del Codex Theodosianus. Le ragioni di questo distacco risiedevano soprattutto nel prelievo fiscale dovuto alla crisi militare nei territori gravitanti sul Danubio. In questo quadro critico ricostruttivo, Porena riesce anche a determinare con precisione la sequenza dei prefetti al pretorio nelle prefetture occidentali tra il 378 e il 388. Sullo sfondo di questo contesto, si apre l’ultima sezione del libro dedicata ai mandati di Probo e, più in generale, alla figura politica e sociale di questo “collezionista” di prefetture. I dati epigrafici attestano quattro prefetture al pretorio, ma la cronologia e la sequenza sono dibattute. Contrario alla cronologia “retrospettiva” della storiografia Otto- e Novecentesca, Porena non solo concentra l’attenzione sul profilo biografico di Probo presente in Ammiano, che ne restituisce “un ritratto denso di luci e ombre ... per il conseguimento di prestigio … con un uso del potere senza scrupoli” (p. 152). L’A. pone in dialogo serrato anche le iscrizioni onorarie dedicate a questo dignitario e i dati ricavabili dalle Res Gestae di Ammiano, testimonianze del tutto sottovalutate e non adeguatamente analizzate. Questo esame analitico e la ricostruzione dei contesti storici nella loro sequenza evenementielle consentono all’A. di confutare in modo assai persuasivo la cronologia “retrospettiva” della storiografia precedente. Gli studiosi sostenitori di questa cronologia pongono le quattro prefetture di Probo rispettivamente nel 364, nel 366, la terza dal 368 al 375 e l’ultima nella seconda metà del 383. Porena evidenzia in modo originale e circostanziato le anomalie presenti in questa ricostruzione a “singhiozzo” nella successione delle magistrature. Questa sequenza cronologica risulta del tutto decontestualizzata rispetto agli eventi storici cruciali di quei decenni e in forte contrasto con la percezione, netta nel testo di Ammiano, della continuità di quegli incarichi dovuti all’ “inesorabile” ascesa di Probo. La datazione presente in Ammiano e coordinata soprattutto con l’iscrizione di Roma rinvenuta al Pincio determina, infatti, il momento inziale legato al conferimento della prima prefettura del 368-374. Si tratta della più importante, prima e non terza secondo Porena, di fatto ampliata da Graziano fino al 376. In questa prospettiva storica, la seconda e la terza prefettura del pretorio di Probo si sovrappongono. In particolare, l’A. dimostra che le iscrizioni di Capua, Gortina e Verona attestano una sequenza specifica tra il 379-380 (seconda prefettura) e il 381-382 (terza prefettura). Questa sovrapposizione sarebbe dovuta alla circostanza che in quell’arco di tempo fu affidata a Probo rispettivamente l’amministrazione di Italia-(Illirico)-Africa (subito dopo Adrianopoli), ma dell’Illirico (occidentale) autonomo nel 381-382, in relazione all’esplosione della crisi gotica. In questa ricostruzione del tutto logica e consequenziale rispetto ad eventi storici cruciali e in contesti socio-politici definiti, l’ultima prefettura, la quarta, tenuta tra il 384 e il 385, designò, secondo Porena, la risposta di Valentiniano II all’usurpazione di Massimo. Durante questo periodo Probo cumulò anche il comando territoriale strategico della Prefettura delle Gallie. Del resto, contro la cronologia “retrospettiva”, è decisiva la nuova ricostruzione prosopografica dei “fasti” relativi ai detentori delle varie prefetture negli anni anteriori al 368 che, grazie a questo puntuale lavoro di revisione, appare ora con maggiore certezza come l’anno effettivo del primo incarico prefettizio di Probo. In definitiva, per rigore metodologico e solidità di impianto e innovatività nella prospettiva interpretativa, questo volume è destinato a modificare in modo significativo certi aspetti politici e socio-culturali nelle dinamiche di potere della Tarda Antichità. Attraverso l’attenta lettura di Ammiano, pure in una visione di insieme, Porena con sensibilità di analisi storica distingue, infatti, tra le gerarchie “aristocratiche” e quelle “burocratico-curiali” nell’ambito dello stesso ordine senatorio. Probo rappresenta il vertice politico di un ristretto gruppo sociale, e il suo mandato, spesso ingiusto e senza scrupoli, è fortemente criticato da Ammiano per le sue dinamiche e per le ripercussioni politico-sociali implicate. La vicenda biografica di Probo e il suo singolare potere politico nella ricostruzione di Porena gettano maggiore luce sulle dinamiche socio-economiche di questi gruppi di potere. Questa “elite dell’elite” senatoria mirava esclusivamente a preservare i singoli patrimoni familiari attraverso il potere politico acquisibile nella gestione della Prefettura al Pretorio d’Occidente più prestigiosa. Ma si trattava in definitiva di quell’insieme di elementi e di cause remote che, asserisce Porena, prefigurano in realtà le vicende posteriori negli esiti politici e socioeconomici dell’Impero d’Occidente tra il V e il VI secolo. Questo è il focus maggiore e l’apporto più significativo presente in questo volume, che di certo modificherà le nostre prospettive per la comprensione dei periodi di transizione che portarono alla caduta dell’Impero d’Occidente.
Orietta Dora Cordovana
Universidad de Salamanca
orietta.cordovana@usal.es