La Scrittura di Volponi tra Natura e Storia

Resumen

La scrittura di Volponi presenta una costante contiguità tra poesia e narrativa, evidente fin dalle prime opere poetiche come Il Ramarro (1948) e ancora riscontrabile nelle pagine dell’ultimo romanzo La strada per Roma (1991). Essa testimonia la crisi di un linguaggio novecentesco, ormai esausto dopo l’esperienza ermetica e sempre più ambiguo, vischioso, torbido nella sua densità semiotica. Ne è conferma l’adozione di titoli la cui polisemia è accentuata dall’uscita attributiva in -ale , così frequente nelle opere dell’urbinate (Memoriale , La macchina mondiale, Corporale, Sipario ducale, Foglia mortale, Le mosche del capitale, Nel silenzio campale). E se in Memoriale si intreccia il senso di una biografia ricostruita sul filo della memoria con quello di un documento-denuncia trascritto da chi si sente sotto processo,nella Macchina mondiale convive l’idea di un congegno con quella, di estrazione seicentesca,di un progetto cosmico evidenziato da una rappresentazione teatrale. In Corporale, invece,il riferimento a tutto ciò che è organico, che appartiene alla fisicità animale, si depura nella sacralità mistica che il lemma simbolizza nella liturgia cattolica, mentre nell’aggettivo campale convergono i concetti di spazialità, figuralità e conflittualità. Nell’insieme dei titoli si può, d’altro canto, leggere la configurazione di una sequenza ritmico-musicale.
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Luzi, A. (2009). La Scrittura di Volponi tra Natura e Storia. Revista De La Sociedad Española De Italianistas, 1. Recuperado a partir de https://revistas.usal.es/dos/index.php/1576-7787/article/view/5084

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